Tag
barconi, Ivano Ferrari, Ivano Ferrari Genova, Ivano Ferrari racconti, natività, naufragio, profughi, Racconti, Racconto
I dolori erano cominciati poco dopo il buio. Aveva addosso tutti i vestiti che si era portata (e ancora non bastava a non battere i denti) quando improvvisamente aveva preso ad aver caldo e a sentirsi male. Non avrebbe saputo dire se quella nausea e quel malessere erano dovuti al digiuno o alla puzza di escrementi che faceva soffocare. Quando le onde montavano così, nessuno poteva più sporgersi a farla in mare e allora tutti se la sbrigavano dentro i sacchetti e poi li lanciavano fuori dalla barca. Ma la puzza e le onde non c’entravano niente stavolta e in breve Aidha aveva capito che era iniziato il travaglio.
Aveva sempre temuto che sarebbe successo proprio nel bel mezzo del viaggio ma in cuor suo aveva sempre sperato che alla fine il bambino avrebbe pazientato fino a destinazione.
E invece ecco qui.
Sentiva il bisogno di alzarsi in piedi e di dondolarsi sul bacino come le sue sorelle le avevano detto che si doveva fare. Ma di alzarsi non se ne parlava e l’unica cosa che poteva darle sollievo era stringere le gambe e appoggiarsi ad Afrah che le stava alla destra e cercava di farle un po’ di spazio per quello che poteva, grassa com’era, e di carezzarla come si fa in questi casi.
Intanto la barca si impennava in salite sempre più ripide e poi scendeva veloce dall’altra parte che ci sarebbe stato da ridere come ai baracconi, in quel buio, a sentire tutte quelle grida delle donne che tremavano di paura. Naturalmente Aidha mai avrebbe gridato così, perché era coraggiosa e perché a diciassette anni sentiva che la morte non era nient’altro che una favola triste. Eppure, nonostante tutto il suo coraggio, in quel momento non ce l’avrebbe fatta a ridere perché si sentiva spaccare qualcosa dentro ed era preoccupata per il bambino. Molto preoccupata.
Da quel che aveva capito il piano era di arrivare la notte della grande festa dei cristiani che ci sarebbero state meno motovedette ad intercettarli al largo. Ora aveva paura che proprio per questa ragione non si sarebbero accorti di loro e il suo bambino sarebbe nato in mezzo al mare. Questo non doveva succedere per nessuna ragione. Non in mare e non in acque internazionali. Il suo bambino doveva nascere nella nuova patria nel primo giorno dell’inizio della loro nuova vita.
Accanto a lei dormiva Coti, che nel sonno aveva scordato ogni convenienza e le stava addosso con la testa appoggiata alla sua spalla. Aidha gli diede una spinta infastidita. Lui aprì un occhio e la guardò sorpreso con quella faccia lunga improbabile e quelle orecchie sproporzionate. Ci mise un attimo a capire e meno male che lo chiamavano Coti, asino. Iniziò a frugare nel suo sacchetto e tirò fuori due caramelle e le offrì entrambe ad Aidha accompagnate dal sorriso più dolce di cui era capace.
Intanto aveva cominciato a piovere un acqua sottile, ghiacciata, che sembrava fatta di spilli e il mare aveva preso a farsi disordinato, con le onde che arrivavano da tutte le parti. La barca cominciò ad essere sbattuta come niente a destra e a sinistra. I bambini e le donne piangevano e Afhra cercava di fare da scudo ad Aidha con il suo grosso corpo, che nessuno la urtasse.
Presto i dolori si fecero incalzanti e, in mezzo all’odore di vomito e di salino, Aidha sentì irresistibile la voglia di spingere.
Non ti ho mai pregato, misericordioso, ma ora lo faccio. Ferma il tempo fino all’approdo, che sbarchiamo o che ci traggano in salvo. Ferma il tempo che il mio bambino non nasca in questa puzza di vomito e di paura e se vuoi qualcosa in cambio prendi me, che ho già vissuto abbastanza.
Ci fu un fulmine, proprio sopra di loro. Un fulmine immenso la cui scia, come una coda, restò a lungo nel cielo. Aidha non potè fare a meno di spingere con tutta la forza della sua età.
La donna grassa alla sua destra e Coti alla sua sinistra furono resi bianchi e immobili dalla luce del lampo. Aidha fra loro fu fotografata con una bambina tra le gambe bagnata di sangue e di pioggia, con il suo cordone violaceo e la bocca spalancata silenziosa.
Tre uomini uno dietro l’altro a carponi che cercavano di raggiungerla per aiutarla furono immagini istantanee inghiottite nel nulla.
Poi un’onda più grande rovesciò il barcone e fu mezzanotte.