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A percorse il segmento che la separava da B con moto rettilineo uniforme.
B, applicando la formula appropriata, calcolò con precisione l’istante esatto in cui si sarebbe trovata di fronte ad A.
A si fermò prima di percorrere l’ultimo infinitesimale tratto del segmento AB, 0.1 secondi prima di fondersi totalmente con il suo estremo opposto che l’aspettava immobile.
B attese che A parlasse come chi sa già quel che sta per sentire.
“Siamo destinati l’una all’altra – disse A – a parità di condizioni date e in questo sistema di regole, io e te saremo sempre legate. Dopo A verrà sempre B e prima di B ci sarà A per un tempo tendente ad infinito. Io e te siamo la bocca che si apre e poi si chiude. Siamo la voce e poi il silenzio. Siamo il respiro dei pesci negli abissi. La corrente che rimbalza tra di noi è la parola che nasce sulle labbra di un bambino. Siamo gli estremi di una strada diretta, che non passa per C, che non tergiversa, che non conosce fermate intermedie. Io sono Sardi e tu sei Susa, tu sei Mosca ed io Vladivostok, io Parigi e tu Costantinopoli. La necessità di unirci è antica come le leggi di questo universo e nonostante questo siamo diverse. Io sono la lettera del piacere e del dolore, sono l’alfa, la partenza. Tu sei l’alba di un bacio, labbra che si uniscono e si lasciano, sei la tensione prima dello scoppio, sei l’energia che cresce per dilagare nella vocale e quella vocale sono quasi sempre io, A.
Perché io sono A e tu sei B. Non ci puoi far nulla.”
B suo malgrado guardò A, come l’universo si aspettava facesse e poi con gran fatica parlò.
“Io spezzerò il segmento che ti ha portato a me, il binario che tu dici obbligato e le leggi che lo regolano. Sono certa esista un posto dove il sentiero che parte da A non raggiunge necessariamente me. Dove io non sono destinata a te. Dove i gravi fluttuano senza cadere e l’energia a volte si crea e spesso si distrugge. Dove le labbra dopo essersi fuse in B scelgono la lingua che vibra sul palato di una R o l’occhiello di una U e il suo ululato. Dove esistono parole con me ma senza te come bugliolo o brillio o biscotti. Parole buie come bosco e borbottanti come borborigmi. E una strada reale dove i corrieri persiani si fermano a Ninive a giocare a dadi e sorseggiare acqua fresca dimentichi del dispaccio che non arriverà e una ferrovia dove i treni fanno sosta a Budapest per non ripartire mai più.
Rassegnati A.
Io vivrò insieme ad un popolo meticcio di lettere mescolate che formano storie impreviste e terribili. Dove i segmenti si spezzano e si curvano, escono fuori dal piano e tornano indietro. Dove ogni calcolo è smentito e ogni previsione infranta. Dove le S e le H non temono di incontrare le A anche se giungono a due a due. Dove lo spazio ha cinque dimensioni: la bellezza, l’asprezza, la dolcezza, la quarta che è il tempo senza te e la quinta che a volte si chiama follia e a volte amore.