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Il carabiniere di piantone fece entrare nella stanza il signore e la signora Chiesa che attendevano in corridoio ormai da quasi tre quarti d’ora. Il vice brigadiere seduto alla scrivania indicò loro le poltroncine in legno, attese che fossero seduti e chiese il motivo della loro presenza in caserma. Marito e moglie si guardarono brevemente e la donna prese la parola.
“Siamo qui per denunciare un reato” disse con voce ferma.
Il graduato li osservò brevemente. Avevano tra i quarantacinque e i cinquant’anni, aspetto curato, trucco giusto, abbronzatura appena accennata, scarpe costose, abiti di quelli che non vanno in lavatrice. Il Daytona al polso del signor Chiesa faceva bella mostra di sé da almeno sei mesi nella seconda di copertina della rivista di orologi di lusso di cui il vice brigadiere Scotto, da grande appassionato, non perdeva un numero.
Il militare chiese di specificare quale fosse il reato che intendevano denunciare.
“Sequestro di minore” rispose la donna.
Scotto fece segno al collega di fermarsi nella stanza.
“Si tratta di un vostro figlio?”
“Esattamente” rispose lui.
“Quando è successo il fatto?”
“Cinque anni e due mesi fa.”
I due carabinieri si guardarono brevemente.
“Si spieghi meglio. Avrete certamente fatto denuncia all’epoca, ci saranno state indagini. Perché siete qui oggi? Sono forse subentrati fatti nuovi?”
“Non è mai stata sporta alcuna denuncia per questo reato.”
“D’accordo, vi ascolto” rispose il brigadiere, capendo che era meglio lasciarli parlare e facendo un gesto come per invitarli a continuare.
“Vede Maresciallo -il “maresciallo” non corresse l’errore- tutto è iniziato nel campo Rom di via Idro.”
“Voi pensate che il bambino sia lì?” intervenne il carabiniere testimone interrompendo il racconto con una nota di allarme nella voce.
Scotto lo fulminò con lo sguardo.
“C’è stato ma ora non c’è più” rispose il signor Chiesa.
“Sarà stato portato altrove. Camuffato. Magari all’estero!” il carabiniere si era alzato in piedi.
“Stai zitto Fiore per piacere o ti faccio sostituire!” disse Scotto al sottoposto sbattendo il palmo della mano sulla scrivania.
“La prego, signor Chiesa, continui.”
“Intendo dire che ora il bambino sta con noi” intervenne la signora Chiesa.
“Quindi lo avete recuperato? C’è stato un rapimento avvenuto oltre cinque anni fa e voi solo oggi avete deciso di far denuncia di quel tentativo conclusosi, per fortuna, positivamente?”
“Ma no! Il bambino non è mai stato restituito!”
“Signori, vi prego di essere più chiari perché qui non abbiamo tempo da perdere e il reato a cui fate riferimento è molto grave e non è cosa su cui scherzare!”
“ Signor Maresciallo…”
“Vice Brigadiere”
“Signor Vice Brigadiere, ma i rapitori del bambino siamo noi!”
Scotto strabuzzò gli occhi.
“Volete dire che voi avete rapito un bambino Rom più di cinque anni fa?”
“Esattamente. Cioè non proprio rapito. Diciamo che l’abbiamo, come dire, acquistato. Vede non potevamo aver figli e ogni tentativo era fallito. I tempi per l’adozione erano inaccettabili. Ci avevano parlato di questo sistema. Una delle zingare del campo aspettava un figlio e sarebbe stata disposta a darlo in cambio di denaro. L’andammo a vedere: era abbastanza graziosa e non aveva i lineamenti, mi capisce, troppo da zingara. Ci accordammo sulla cifra. Mia moglie ed io ci trasferimmo in Svizzera, ufficialmente per ragioni di lavoro. Dicemmo a tutti che ne avremmo anche approfittato per sottoporci a terapie specifiche per l’infertilità. A breve comunicammo ad amici e parenti che Adelaide era incinta.”
L’espressione a bocca aperta dei due militari rendeva i loro visi simili a due maschere del teatro kabuki.
“Quando la zingara partorì non andò in ospedale ma si sgravò in roulotte, come spesso fanno loro. Io arrivai in via Idro di notte per prendere il bambino e portarlo a casa nostra. Purtroppo subentrò un problema.”
“Quale?” i due carabinieri avevano parlato praticamente all’unisono
“La donna aveva cambiato idea e non voleva più darci il neonato. Io diventai matto. Non ci si tira indietro così da un affare ormai concluso, dopo tutto quello che avevamo fatto. La minacciai, devo ammetterlo. Le dissi che l’avrei denunciata per furto, che le avrei fatto togliere in ogni caso il bambino, le offrii il doppio e lei alla fine cedette. Annunciammo quasi subito la nascita di nostro figlio e invitammo parenti e amici per il battesimo da lì a qualche mese. Una clinica compiacente aveva accettato dietro compenso di produrre un falso atto di nascita. Un anno dopo tornammo definitivamente a Milano.”
Per qualche minuto il silenzio nella stanza fu totale. Si sentì dietro la tramezza il rumore di uno scarico del gabinetto e in lontananza, sulla strada, il pigolio di un mezzo pesante in manovra.
“Per quale ragione oggi venite a costituirvi? Di che si tratta, di un pentimento?”
“Vede Appuntato…”
“Vice Brigadiere”
“Vede Vice Brigadiere, in questi anni abbiamo cresciuto questo bambino non senza qualche apprensione. Avevamo il timore, lei mi capirà, che il sangue zingaro venisse in qualche modo fuori anche se speravamo che non sarebbe mai successo. Lo abbiamo educato come uno di noi, nella migliore delle maniere.”
“E quindi?”
“Il bambino ha da qualche mese iniziato l’asilo steineriano, sa quello in via Clericetti? E’ uno degli asili migliori di Milano.”
“Ho presente” disse Scotto.
“Ebbene gli insegnanti ci hanno già riferito diversi episodi incresciosi. Una volta il bambino ha preso un giocattolo ad un compagnuccio, che tra l’altro è il figlio del questore, e un’altra volta voleva portarsi a casa un librettino di proprietà dell’asilo. Ieri c’è stato l’ennesimo fattaccio. Aveva in tasca una pallina e negava di averla presa.”
“Non capisco” balbettò il vice brigadiere.
“E’ il sangue, è il gene, capisce. Ha il furto dentro. Ormai ne siamo sicuri. E’ una cosa innata! Non c’è niente da fare!”
“Ma questo che c’entra, mi scusi…”
“Ma è ovvio, vice Maresciallo!” a parlare adesso era la signora Chiesa “Noi lo vogliamo ridare indietro! Noi uno così non lo teniamo! Ci manca solo che domani si metta a fare i tarocchi ai suoi compagni di classe! Affronteremo quello che c’è da affrontare ma il futuro ladruncolo alla fine se lo riprenderanno, su questo non si discute!”
“Lo capisce adesso perché siamo qua? –il signor Chiesa si era alzato in piedi e gesticolava come un invasato- lo capisce signor Capitano?”