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“Ma perché non posso venire con te? Almeno questo puoi spiegarmelo?”
“Te l’ho già detto, tu devi restare qui per badare a tutto. I ragazzi non se la sanno cavare da soli”
“Ma se io non volessi? Il mio desiderio non conta nulla? E poi i ragazzi se la sanno cavare fin troppo bene. Potrei mettere a posto ogni cosa e lasciare loro tutto l’indispensabile, in maniera che non abbiano bisogno di me”
“Sai bene che non è possibile. E poi non c’è tempo”
“Ma tu mica mi hai lasciato tempo di averne, di questo tempo maledetto!”
“Lo sai bene che non dipende da me”
“D’accordo. E allora diciamo che allo stesso modo non dipende da me che io adesso non abbia tempo di occuparmi di tutto. E nonostante tutto verrò lo stesso con te, che tu lo voglia o no.”
“Orfeo, non è la stessa cosa, io non potevo decidere”
“Neanche io, Euridice, posso decidere”
“Si, che puoi”
“No, Euridice, non posso. O meglio, non voglio potere. Che è la stessa cosa. Così come non ho voluto voltarmi da te quando ti ho vista per la prima volta. Eppure avrei potuto. E non ho voluto evitare di amarti. E ne avrei certamente avuto il potere. Così ora lasciarti andare senza di me è oltre il mio volere e troppo oltre il mio potere”.
“Ti supplico, non fare così, tu devi suonare. Fra quindici giorni avrai il concerto.”
“Vuoi forse dire che andrai via prima? Che già pensi di non esserci?”
“Temo di si. Mi dispiace”
“Dunque è davvero così vicina la tua partenza? E tu mi parli di suonare? Io ho sempre suonato solo per te e se tu non ci sei, di suonare che vuoi che mi importi? E’ deciso: verrò con te e suonerò per te, come è sempre stato.”
“Orfeo, facendo così aggiungi preoccupazione a preoccupazione e dolore a dolore. Non ti sembrano già abbastanza grandi la preoccupazione e il dolore che provo io nel lasciarti qui? Perché mi vuoi dare anche questo dispiacere?”
“Ricordi Euridice quando ti dicevo che eri la mia vita? Ti piaceva sentirtelo ripetere. Vita mia ti chiamavo. Mia vita mi rispondevi. Eravamo giovani allora e quelle parole erano leggere da dire. E’ facile dichiarare che si darebbe ogni cosa, quando all’orizzonte non si intravede nessuno che possa venire a reclamarla. Gli uomini pronunciano parole imprudenti e promettono enormità ma la vita, presto o tardi, fa le sue verifiche. Sempre. Senza mai scordarsene. Meglio sarebbe stato non averti mai detto che eri la mia vita, Vita mia, che averlo fatto e dimenticarlo oggi.”
“Tu mi chiamavi Vita, fai bene a ricordarlo, perché è quella l’unica cosa che possediamo. Questo solo, non altro, possiamo donarci. Ma per quanto sontuoso, questo dono non riesce ad essere tutto quello che vorrebbe. Per qualche motivo inspiegabile e assurdo, per un difetto, una falla, una dimenticanza, una burla, la vita non sa essere infinita, come dovrebbe. Noi non possiamo donarci ciò che non possediamo. Tu sei la mia vita, mi dicevi, ricorda bene, non la mia morte. ”
“Se ci si fa un dono reciproco, i doni non possono essere disuguali…”
“Possiamo donarci solo ciò che possediamo e tu lo hai fatto, amore mio.”
“Ma ora mi chiedi qualcosa che non sono in grado di darti.”
“No, non te lo chiedo. Te lo ordino. In nome di quella tua vita che dici esser mia e ora vorresti riprenderti. ”
“Ma io voglio venire con te! Voglio scendere con te in quel luogo dove ti appresti ad andare e tenerti stretta la mano come ho sempre fatto, che tu non abbia paura. E suonare per te, per vincere la tristezza. Non ti ho mai lasciata sola, perché mi chiedi di farlo ora?”
“Quel luogo non esiste e cercando di seguirmi, non mi troveresti. C’è un unico luogo dove potrai trovarmi ed è qui. Qui potrai vedermi tutte le volte che vorrai, se lo vorrai, senza voltarti. In nessun altro luogo sarò mai più. Ora toglimi queste flebo e questi tubi e dì ai medici che io esco adesso, non domani, non tra un’ora.
E portami fuori di qui che io nel buio, ci voglio scendere guardando la luce.”