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“Io sarei dovuto restare con lui. Mi sarei dovuto sedere lì e lasciarlo parlare, ascoltarlo fin dove le parole lo avrebbero portato e anche quella sera alla fine sarebbe passata. Questo vorrei aver fatto. Nient’altro.”
“Io… posso parlare? Grazie. Io vorrei aver controllato meglio quello sportello. Lo avessi fatto lo avrei chiuso per bene e basta. Tutto lì. Una cosa da nulla dimenticata nell’istante stesso in cui la facevo, come quasi tutto quel che si fa nella vita. Solo questo, solo quel piccolo atto in più da scordare vorrei aver fatto. E ora non saperne più niente. Grazie.”
“Io avevo fretta. Fretta di che cosa nemmeno lo ricordo. Vorrei non aver avuto fretta. Questo solo. Era un mercoledì di un tempo di cui non so più nulla e di cui non comprendo più il senso. La fretta era un inganno e io vorrei non esserci mai cascato. Le cose che meritano fretta sono poche. Pochissime. Quasi non esistono. Ora lo so.”
“Io ricordo di aver avuto le sue labbra a pochi millimetri dalle mie. Posso sentire ancora il suo odore, il suo respiro lievemente accelerato. Ma avevo la superbia nel cuore. Sentivo che erano talmente tante le occasioni intorno a me che mi sarebbe bastato immergere a caso le mani nell’acqua per afferrare tutti i pesci che volevo. Pesci dorati, pesci luccicanti, pesci d’argento. Ovunque. E allora ho voluto provare il potere. Il potere di gettarne via una, di occasione, senza ragione. Provare l’ebbrezza di fare un capriccio. Quando ho tirato indietro il mio viso il suo dolore ha fatto rumore e io sentito rotolare per terra i suoi cocci. Avrei voluto stringerlo a me e consolarlo e invece lo guardavo tremare e godevo del mio potere. Io ora vorrei averlo baciato. Vorrei aver sentito il sapore delle sue labbra che non ho mai sentito. La gratitudine della sua lingua, della sua saliva. Questo vorrei. E poi vederlo sorridere.”
“Io vorrei non aver mentito ogni volta che ho mentito. Ricordo bugie senza scopo, senza alcuna ragione. Apparentemente non facevano male a nessuno eppure ognuna sporcava un po’ il vetro attraverso cui, se mi volgo, mentre guido, mentre parlo, mentre faccio la spesa, oggi guardo il passato che mi torna a galla senza ragione. E ho un bel passare e ripassare lo straccio, strofinare, sciacquare. Il vetro non potrà mai più divenire pulito. Io vorrei non aver mai mentito.”
“Io ricordo una parola di troppo. Quella chiederei di non aver mai detto. Ricordo che sulla soglia del dirla, la consapevolezza della sua assurdità mi fu lampante ma ugualmente io non seppi resistere. Forse mi sembrava che quella parola fosse sufficientemente folle ed enorme da poter illuminare anche me che la pronunciavo di una qualche eccellenza, anche se sinistra, che potesse darmi un lustro perverso. Il taglio irregolare che scavò nella carne di chi la ricevette mi spaventò. Ed ebbi un bel dire che mi ero espresso male, che stavo scherzando, che in fondo si trattava solo di una parola, che come l’avevo detta così me la potevo rimangiare. Non potevo, farlo, invece. Non si può mai. Per questo vorrei non aver mai detto quella parola.”
“Io vorrei non essere partito quell’estate in cui sono partito e vorrei essere partito quando mi sono ostinato a restare. Ho sempre fatto il contrario di quello che avrei dovuto fare, io. Per questo vorrei aver saputo fermarmi quando dovevo e andar via quando era il caso. E poi vorrei anche…”
“No” disse secca la voce “solo una cosa. Una sola, ricorda?” aggiunse in tono più comprensivo “E poi, quando ognuno di voi mi avrà detto quello che vuole cancellare, io vi accontenterò tutti. Magari non ci vorrà un minuto, non è sempre così facile l’ipnosi, ma alla fine vi garantisco che vi cancellerò dalla mente quello che avete scelto e lo sostituirò con la nuova versione. Ma per piacere non mi chiedete più di così. Già il prezzo dell’offerta è stracciato. Ricordate inoltre che, con modico incremento della spesa, potete scegliere di usufruire del servizio di conservazione. Basterà che voi scriviate in busta chiusa il ricordo e me la consegniate prima della cancellazione. La ditta provvederà a conservare il vostro ricordo per vent’anni nel caso un giorno, per vostre ragioni, vogliate riesumarlo. E ora il prossimo, per piacere. Ci sono ancora solo cinque posti, per oggi.”
“Io vorrei aver fatto giocare con noi quel bambino. Ci sarebbe stato posto anche per lui…”