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Nessuno al mondo lo sa ma il colpevole dell’omicidio di Pasqua, così battezzato dai giornali con mirabile fantasia, è Giulio Bianciardi, datore di lavoro e fidanzato della vittima.
Sua è stata la scoperta, si fa per dire, alla riapertura della pescheria martedì mattina, del corpo della Giulia (Giulia sì, proprio così: il Giulio e la Giulia, G&G), riverso esattamente dove l’aveva lasciato venerdì sera, con la testa in un secchio e i polmoni pieni d’acqua puzzolente. Sue le urla disperate, sua la chiamata ai carabinieri, sue le fauci asciutte che in questo momento balbettano da oltre un’ora nell’ufficio del Pubblico Ministero che lo interroga in qualità di indagato.
Certo a vederlo così, tutto chinato sulla scrivania come stesse sostenendo il più difficile degli esami, anche un cieco capirebbe che il Bianciardi sta attraversando un brutto quarto d’ora: suda, soffia, balbetta, è già caduto in palese contraddizione su almeno due punti chiave.
Ma eccolo uscire e scavalcare i fotografi con gli occhi svuotati; a quanto pare dopo averlo torchiato per bene, il Pm ha deciso di mollare l’osso e di lasciarlo andare.
“Se non è stato lui mi faccio prete”. Il collaboratore apre la finestra, si accende una sigaretta e la tiene in fondo al braccio teso, oltre il davanzale; cerca lo sguardo d’intesa del suo superiore mentre tenta di soffiare il fumo fuori dalla stanza tenendo tutta la bocca storta di lato.
“Non ne sarei così convinto.”
“Come dici scusa?”
“Dico quel che dico.”
“Nicola, stai scherzando vero?”
“No non scherzo. Lo so che tutto fa pensare così, lo vedo anch’io, ma è proprio questo che non mi va.”
“In che senso, abbi pazienza? Lascia stare quello che si potrebbe pensare, sono i fatti che…”
“I fatti, i fatti! I fatti non sono tutto, ecco.”
“I fatti non sono tutto? Non capisco quel che vuoi dire.”
“Sono stanco di pensare che la vita non ci debba mai sorprendere, sono stufo marcio di comportarmi come se gli eventi dovessero rispondere necessariamente ad una logica quando mi sembra evidente in ogni istante di ogni giorno che non è così! Vedi Marco, io credo che, cercando di piegare i fatti a questa idea, forzandoli ad entrare nelle nostre spiegazioni razionali, noi commettiamo errori e storture. E probabilmente ingiustizie. Ingiustizie tremende.”
“Nicola? Nicola, mi senti? Che cazzo stai dicendo? Tu devi solo stabilire se ci sono gli estremi per un rinvio a giudizio e mi venga un colpo se qui non ci sono!”
“Penso che chiederò al GIP l’emissione del decreto di archiviazione per assenza di prove a carico degli indagati.”
“Madonna santa… ascolta Nicola…”
Nella stanza risuonano colpi secchi di nocche sulla melammina della porta e, senza aspettare risposta, ecco Bianciardi irrompere nella stanza.
“Sig. Bianciardi! Come si permette? Chi l’ha autorizzata a rientrare qui?”
“Signor… come si dice? Signor pubblico ministero, io le devo parlare!”
“Io e lei abbiamo già parlato. Avremo modo di rifarlo, non si preoccupi. Ora vada a casa, per cortesia, immagino sarà stanco.”
“No la supplico! Io devo dire…”
“Non penso lei abbia qualcosa da dire. Tra l’altro in questo momento mi sembra emotivamente instabile perciò eviti di fare dichiarazioni di cui si potrebbe pentire.”
“Mi creda, mettiamo fine a questa storia.”
“Ma insomma! Basta! Quando scrivere la parola fine di questa storia lo deciderò io, o il giudice, eventualmente! Ora la prego, esca e torni a casa sua!”
“Ma Giulia l’ho uccisa io! Ha capito? Sono stato io! Con queste mani!”
La faccia di Giulio è una maschera fradicia e deforme.
“Signor Bianciardi, per carità, non straparli. Si sieda qui. Marco per piacere prendi un bicchier d’acqua per il signore”
”Nicola…”
“Marco! Per piacere!”
“Allora signor Bianciardi, che le succede? Cosa sono queste mattane? Ecco, da bravo, beva un sorso d’acqua, si tranquillizzi ”
“Voleva lasciarmi. Si era innamorata di qualcun altro, capisce? Innamorata!”
“Vuole star zitto per piacere? Cosa si inventa adesso? Lo sa che essere d’ostacolo alle indagini con deposizioni false è un reato?”
“Signor Pubblico Ministero…”
“Andiamo Bianciardi! Mi vuol far credere che il movente dell’omicidio di questa donna sarebbe stato, guardi un po’, la gelosia? E l’omicida, tanto per cambiare, il fidanzato? Mi vorrebbe far credere che lei ha compiuto un atto così stupido e prevedibile pensando di farla franca? E con tale maldestria per giunta! Ma insomma! Qua nessuno è fesso, ha capito?”
“Ma io… lei…”
“Ma siete tutti davvero convinti che il mondo giri come nei film di serie b di cui vi imbottite? Cosa credete che sia un’indagine di polizia? La fiera dell’ovvio? Un luogo comune? Pensate che le tragedie della vita avvengano per futili motivi?”
“Mi scusi, mi scusi, signor…”
“Per piacere signor Bianciardi! Fingerò che la sua ultima comparsata qui dentro non sia mai avvenuta! Ora si tolga dalle palle per piacere!”
Il pescivendolo arretra verso la porta profondendosi in mille inchini, poi si rende conto di avere ancora in mano il bicchiere dell’acqua, torna indietro, lo poggia sulla scrivania e, sempre arretrando e scusandosi, imbuca la porta e si invola.
“Chiudiamola qui per oggi, che mi sono veramente innervosito”
“Nicola, io sono preoccupato per te, non pensi…”
“E io invece, caro Marco, comincio seriamente a domandarmi il perché di tutto questo tuo interessamento.”
“Come dici, scusa?”
“Tanto per ridere, non ti offendere, ma ti dove ti trovavi tu durante il week-end di Pasqua?”