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Io non sarò mai capace di fare una cosa così bella. Una cosa come quella che vedo, con questo signore che cammina nel mattino, l’aria fredda invisibile che si svapora alle bocche dei passanti per svanire ancora e intanto il suo incedere dritto sul marciapiede, come avesse chissà che meta ad attenderlo. Il signore con la faccia che sorride da sola di un sorriso indicibile, misterioso. Il signore che forse si è trovato al risveglio questo pensiero che gli colora ogni particolare intorno, che lo rende forte e assente, come uno straniero protetto da un amuleto o da un sortilegio che si porta in tasca dalla sua terra lontana. Io non saprò mai fare una cosa così. Di tramutare in una promessa la mattina grigia di un’anima prigioniera, la mattina già recitata prima ancora di essere scritta. E poi quando il signore esce dal bar e non saprebbe dire nemmeno quello che ha appena bevuto o mangiato e c’è quel ragazzo, Michael, di fuori che chiede l’elemosina ma oggi non la chiede perché ha ricevuto una telefonata da casa e piange. E la gente gli si fa intorno, anche quelli che dicevano che è ora di piantarla con questi negri che chiedono l’elemosina e ora invece cercano di tradurre quello che riescono a far dire al ragazzo e il ragazzo invece, che faceva sempre di tutto per incrociare gli sguardi che lo evitavano, adesso non vorrebbe essere guardato da nessuno.
E io mai e poi mai saprei fare una cosa come questa e cioè che il signore di colpo sente che la cosa che gli ha cambiato gli occhi stamattina ha a che fare con il motivo per cui Michael piange ma non sa di preciso in che modo e non saprebbe neanche perché queste due cose si assomigliano o addirittura sono la stessa.
E io non saprei mai fare una cosa così bella come la mattina che si matura un poco alla volta e d’un tratto sai che tra non molto non potrai più chiamarla mattina e il camioncino della nettezza urbana spazza le foglie che sono cadute dai platani e i gabbiani che un tempo non si vedevano mai qui nel centro ora percorrono il viale contromano come aerei in cabrata che non fanno rumore. Non sarò mai capace di fare una cosa così, mai, come l’odore del cibo che viene dal negozio di fronte e mi fa ricordare un pranzo di fortuna sul gradino di una fontana, voi tutti intorno a me giovani come non sapevo che foste e le cassette di fagioli schizzati di rosso del verduriere di fianco e quelle d’indivia con le ogive in fila color pastello e cinque carciofi a cinque euro e un guinzaglio che lega un cane grasso ad una donna grassa e le tue mani che mi si muovono addosso e tu, tu non ci sei.