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Emma entrò nella stanza di corsa piangendo disperata e si gettò tra le braccia di sua sorella con un tale slancio che per un soffio ad Anna non cadeva il cellulare con cui stava messaggiando con mezzo mondo contemporaneamente. Sentendo i singhiozzi sinceri della bimba la ragazzina accettò di tenere la sorellina così, con la faccia affondata nel petto, cosa che di norma non le avrebbe mai consentito che del suo seno nuovo nuovo si vergognava molto e non permetteva a nessuno di toccarlo anche perché le faceva male solo a sfiorarlo.
“Emma, che cosa succede?” disse Anna cercando con le braccia di allontanare il visino da sé per poterlo guardare. La bambina resistette con tutta la sua forza e non rispose continuando a piangere inconsolabile con il viso premuto nel maglione.
“Emma, non fare così, dimmi che cosa ti è successo. Come posso aiutarti se non me lo dici?”
“ Ho sentito una cosa!” urlò scoppiando in lacrime e singhiozzi ancora più disperati
“Cosa hai sentito? Dimmelo piccola. Cosa hai sentito?”
“La mamma! La mamma ha detto una cosa! L’ho sentita benissimo, con le mie orecchie!”
“La dici anche a me? Vuoi?”
“Ha detto che aveva quasi finito di comprare i regali della Befana! Ha detto a papà che aveva speso troppo e che nei paesi dove i bambini credono solo a Babbo Natale i genitori sono più fortunati! Sono dei bugiardi, degli imbroglioni e la Befana non esiste! Ecco!”
Anna rimase interdetta meno di un secondo e poi sfoggiò il suo famoso sorriso prenditempo che consisteva nel fatto che nel tempo in cui Emma avrebbe notato il sorriso, si sarebbe stupita e avrebbe aperto la bocca per commentarlo, lei avrebbe elaborato un abbozzo di strategia per uscire da quel pasticcio..
“Tu ridi! Sei come loro!!!!”
“Sapevo che questo momento sarebbe venuto”.
“Ecco lo sapevo! Il momento in cui avrei scoperto tutto!”
“No. Il momento in cui avrei dovuto raccontarti la verità sulla befana e….sulla mamma.”
“Sulla mamma?”
“Te la senti di ascoltare una storia?”
Emma senza neanche rendersene conto si sciolse dall’abbraccio della sorella e si sedette sul letto a gambe incrociate nella sua tipica posizione d’ascolto.
“Tu Emma non ricordi la nonna Chiara, la mamma della mamma. E’ lei che mi ha raccontato questa storia prima di andarsene, tre anni fa. Quando la mamma e la zia Luisa erano ragazzine successe che la zia andò a fare la baby-sitter all’estero. Restò lì un’intera estate e quando tornò era molto cambiata. Piangeva sempre, era distratta a scuola e neanche la sua musica preferita la consolava più. Sai perché la zia si comportava così? “
“Perché era incinta!”
“No, ma cosa dici? Disse a tutti che si era innamorata. Durante le vacanze di Natale fece il diavolo a quattro per tornare in Norvegia a trovare il misterioso fidanzato e da allora tornò lì tutti gli anni nel periodo delle feste.”
“Ma, e lo zio Giovanni? Perché la zia ha sposato lui e non il fidanzato della Norvegia?”
“Aspetta. Ogni volta che tornava portava giocattoli bellissimi alla mamma che era più piccola e nessuno capiva dove trovasse i soldi per acquistarne così tanti e così belli. Il mistero restò fino a quando la nonna, che lo aveva scoperto, non lo raccontò a me.”
“Dimmi, dimmi, dimmi!”
“Durante il suo viaggio la zia aveva conosciuto un anziano signore di cui era diventata grande amica. Questo signore le aveva mostrato la sua bellissima fabbrica di giocattoli e le aveva chiesto di tornare a trovarla a Natale, quando la fabbrica sarebbe stata nel pieno della sua attività. Quando la zia tornò il vecchio signore le svelò la sua identità e le fece una proposta.”
“Cioè?”
“Il signore era nientemeno che… ehm… il marito della befana!”
“Cheee? Babbo Nataleee?”
“Esattamente. La Befana era andata in pensione…”
“Cosa vuol dire?”
“Si era ritirata dal lavoro per godersi il meritato riposo perché era troppo anziana…”
“Bum, questa raccontala a un’altra!”
“Va bene, non ti volevo impressionare. La verità era che la Befana era stata stuprata e fatta a pezzi da un serial killer.”
“Ah, ok, questo è più credibile, me ne accorgo sai, se mi dici bugie. E poi?”
“E allora Babbo Natale chiese a zia Luisa di essere lei la nuova Befana.”
“Noooo!”
“Si. E la zia accettò.”
“Vuoi dire che… la zia Luisa è la befana?”
“Esattamente.”
“E allora perché la mamma deve comprare i regali se è la sorella della befana?”
“Giusto. Giusta domanda. Perché… perché alla Befana è proibito fare regali ai parenti. Per evitare favoritismi, capisci?”
“Ma che ingiustizia! Potevamo avere i regali più belli di tutti!”
“Ecco, vedi? E’ per questo che esiste la regola.”
Emma aveva improvvisamente scordato ogni motivo di dispiacere ed era raggiante. Saltellava per la stanza canticchiando e ripetendo che sua zia era la befana. Anna la guardava sorridendo e si sentiva molto grande e saggia. Le fece giurare di non svelare a nessuno il loro grande segreto e non se ne parlò più. In fondo non ci voleva molto ad essere degli ottimi adulti.
Arrivò la sera del cinque gennaio e Emma letteralmente friggeva all’idea dei regali che avrebbe trovato la mattina seguente. La sua eccitazione, che già toccava livelli di guardia, andò addirittura fuori scala quando seppe dalla mamma che la sera ci sarebbero stati gli zii a cena. La befana in persona sarebbe stata con lei la sera della sua festa. Sarebbe stata l’Epifania più straordinaria della sua vita.
La cena iniziò nel migliore dei modi: tutti erano sereni e distesi e c’era una gran bella atmosfera. La sola che non toccava cibo era Emma che con il trascorrere del tempo diventava sempre più nervosa. Perché la zia non usciva inventandosi qualche scusa? Si stava facendo veramente tardi e continuando così sarebbe andata a finire che non ce l’avrebbe fatta a fare il giro di tutti i bambini del mondo. Cosa stava succedendo? Vuoi vedere che per due chiacchiere e due bicchieri di vino si stava scordando i suoi doveri? Forse era giunto il momento di ricordarglieli.
“Ehm zia?”
“Dimmi tesoro”
“Non ti stai scordando di qualcosa?”
Anna drizzò le orecchie.
“Che cosa intendi amore?”
“Emma lascia stare la zia” disse Anna con una nota di allarme nella voce.
“Credo che tu te ne debba andare. Non vorrai passare qui tutta la sera.”
“Perché mi dici così? Cosa ti viene in mente?”
“Bè qui tutti pensiamo che tu te ne debba andare!”
“E.. e perché mai?”
“Ma come? Persino io lo so che lavori di notte. Lo fai sin da quando sei ragazza”
Papà e mamma chiacchieravano tra di loro e non si stavano accorgendo di nulla. Anna invece era pietrificata e stava sudando freddo.
“Emma! Per carità”
“Tutto è cominciato quando sei andata col vecchio solo perché ti faceva dei regali.”
La zia si slacciò la camicetta per non soffocare e si guardò intorno con aria smarrita. La mamma, che non aveva sentito nulla, vedendola chiacchierare con la bambina le fece un sorriso di approvazione annuendo con il capo.
“D’altronde bisogna capirlo. Tu eri tanto giovane e la moglie gliel’avevano stuprata e fatta a pezzi”
La zia si alzò in piedi di scatto.
“E cos’altro ti avrebbero detto di me?” La sua voce si era fatta stridula.
“Che tutto quello che fai per gli altri non lo fai per i tuoi parenti”
“Anche!” strillò la zia.
“Ma non ti preoccupare. A noi per fortuna ci pensa la mamma.”
Anna, vista la piega che stava prendendo la faccenda, si involò per andarsi a chiudere nella sua stanza. Mamma e papà guardavano attoniti senza evidentemente capire nulla.
“Ma quante belle informazioni ti hanno dato su di me, i tuoi genitori..”
“Puoi ben dirlo! Ma il tuo nome segreto con me è al sicuro e non uscirà da questa famiglia!”
“Nome che sarebbe?” la voce della zia Luisa era un ringhio di predatore.
“Ma Befana, naturalmente!”
La zia prese la porta di casa con passo da bersagliere trascinandosi dietro lo zio Giovanni come un sacco di patate.
“Finalmente l’hai capita! –le gridò Emma per le scale- E ricordati di non accettare il bicchierino che ti offrono tutti quelli a cui stanotte farai il tuo servizio che poi alla mattina arrivi a casa ubriaca!”