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La fine di una storia si guardò allo specchio e non si piacque. Aveva lineamenti scontati e grossolani, tratti pesanti e un espressione infelice che faceva venir voglia di guardare altrove. Non avendo alcuna intenzione di accettarsi così com’era, decise di rivolgersi ad un chirurgo estetico per migliorare il proprio aspetto e presentarsi al mondo completamente diversa. Dopo averla esaminata attentamente il medico le spiegò che la terapia doveva per forza essere causale, in altre parole era necessario risalire alle ragioni di quello sfacelo. Solo dopo aver individuato la causa del problema si sarebbe potuto pensare ai rimedi.
Fu così che la fine decise di partire per un viaggio alla ricerca di quello che l’aveva ridotta com’era. Come un salmone solitario ripercorse controcorrente il racconto che aveva portato a lei.
Attraversò gli ultimi eventi avvenuti, che già le erano noti, doppiò il capo che segnava la metà della sua storia, quando la sua esistenza cominciava già a delinearsi ma era ancora sfumata e incerta, e si addentrò coraggiosamente nei luoghi degli esordi, quelli di cui le sembrava di non saper nulla, quando nessun indizio lasciava pensare che si sarebbe giunti fino a lei. Arrivò infine di fronte al suo inizio e si mostrò a lui.
L’inizio, quando si trovò di fronte una fine così brutta e sgraziata, non la riconobbe e la scacciò da sé. Come è possibile, si diceva, che tutta la linfa di una storia giovane e ardente come il fulmine di un temporale d’estate, come il getto di una fonte sorgiva, come un’alba nella savana, possa giungere a quest’esito triste che mi trovo davanti.
Mentre cercava di liberarsi da quella presenza sgradita, il suo sguardo si soffermò un istante di troppo sui lineamenti disarmonici di quell’importuna, e quello che vide lo folgorò. Lo spaventò e lo fece soffrire. D’un tratto aveva riconosciuto in quelle forme goffe e infelici tutta la propria grazia, di cui andava così fiero, trasformata e deformata. Capì che quella che stava scacciando non era un’estranea ma una fine possibile.
L’inizio non dimenticò mai l’impressione di quel giorno e da allora fece ogni sforzo per meritarsi una fine diversa.
Nel frattempo la fine migliorava il suo aspetto ogni giorno. I capelli divennero pieni e lucenti, gli occhi limpidi, la carnagione liscia e compatta, le labbra furono petali, le gambe lunghe e aggraziate. Grazie dottore, grazie, pensava ogni giorno. La terapia era quella giusta.
Dentro abbiamo tanta bellezza e tanta bruttezza e della propria bellezza bisogna occuparsi perché non si perda. E’ proprio vero che nessuna storia può dirsi al sicuro da una brutta fine. E che niente rende liete come essere accudite. E niente rende belle come esser liete.