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Il signore che apre la porta dell’agenzia immobiliare ha abbondantemente superato la settantina anche se ha un’aria giovanile e si muove con scioltezza. La signorina lo inquadra con un certo disagio che dissimula subito con il suo miglior sorriso e un gioviale buongiorno. Sono sempre un gran rompimento gli anziani. Bisogna spiegare le cose cento volte, sono quasi impossibili da accontentare, nove su dieci non si conclude. Ci mancava di iniziare così il lunedì mattina. Comunque il lavoro è lavoro e ogni cliente va accontentato. Alla carica dunque.
“Come posso aiutarla signore?”
“Io sono qui per un affitto.”
“Intende mettere in affitto un alloggio?”
“No, non mi sono spiegato, intendo affittare una casa. Per me. Per mio uso personale.”
Buonanotte. E che gli facciamo a questo? Un quattro anni rinnovabili per altri quattro? E’ un atto di fede non un contratto di locazione.
“Capisco. E ha già in mente qualcosa? Vive da solo? Ovviamente preferirà un piano terreno o al massimo un piano rialzato. Meglio in pieno centro, direi, non lontano dai servizi.”
“Mi scusi, io avrei già in mente una cosa.”
“Ha letto qualche nostro annuncio? Mi dica. Dica pure.”
“Si, io sarei interessato alla casa indipendente che è vicino al fiume, so che la trattate voi.”
“Ma… come lo ha saputo? Noi non la pubblicizziamo più da molto tempo…”
“So tutto.”
“Non credo sinceramente sia adatta a lei. Anzi noi evitiamo del tutto di proporla, dovremo comunicarlo anche ai proprietari…”
“Per via di quelle voci…”
“Quindi lei sa già…”
“So tutto.”
“E allora, mi scusi, se sa perché è interessato proprio a quella casa?”
“Io sono interessato a quella casa esattamente per via di quelle voci.”
“Ma chi sarebbe lei? Un giornalista? Uno studioso di fenomeni paranormali?”
“No, nulla di tutto questo. Semplicemente ambisco ad incontrare i fantasmi invece di sfuggirli come tutti.”
“Continuo a non comprendere.”
“Chi teme i fantasmi e li sfugge, cara signorina, preferisce i vivi e pensa che i morti se ne debbano stare dove sono. Io non penso così.”
“E perché mai lei desidererebbe incontrare i morti?”
“Basterebbe dirle che le persone che per me sono state più importanti sono tutte morte. Che l’amore della mia vita è morto e lo sono il mio cane, i miei colleghi, i miei compagni di classe. Che per una specie di burla che, chi lo sa, avrà forse anche un senso, sono sopravvissuti solo i peggiori o gli insignificanti. Che la geografia della mia esistenza è come una cartina che ha perso i nomi e le scritte, senza città, dove io mi smarrisco in luoghi che sapevo a memoria e oggi non riconosco più. Come una casa senza porte o un discorso senza un nesso. Che ogni tanto prendo il telefono per chiamare qualcuno che non risponderà. Che a volte mi sembra di vedere per strada una persona cara e allora affretto il passo con il cuore che mi palpita e quando finalmente la raggiungo ha sempre il viso di qualcun altro. Basterebbe tutto questo ma non è questa la ragione più importante.”
“E quale sarebbe la vera ragione?” la ragazza senza accorgersene è stata come rapita da quella conversazione.
“Io spero tanto di rivedere una persona. Darei qualsiasi cosa per rivederla.”
“Mi racconti”
“Quando ero un ragazzo, avrò avuto si e no diciotto anni, avevo un amico che aveva una capacità straordinaria. Mi faceva ridere. Ma non semplicemente ridere, no, no, qualcosa di molto, molto di più. Cominciavo a sorridere appena lo vedevo. Lui faceva delle facce, muoveva il suo corpo in un modo che io già mi sentivo tremare qualcosa al centro della pancia, ha presente signorina?”
“Ho presente eccome, vada avanti la prego” la signorina sorride senza neanche saperlo.
“Poi parlava e riusciva a dire sempre qualcosa che mi entrava nella testa in maniera inaspettata, da un’angolazione nuova, assurda.”
La signorina ride sommessamente con le mani sulla bocca e sta tutta dentro il racconto del vecchio.
“Io allora cominciavo a ridere ed era come se venissi rapito da una forza irresistibile. Al pianto, forse, volendo, si può anche resistere ma a quella cosa, glielo garantisco, era impossibile. E allora mi lasciavo andare a quell’onda che mi svuotava la mente e più ridevo più mi veniva da ridere fino a non saper più come fermarmi. Quando poi mi sembrava di avercela fatta e che il temporale fosse passato lasciando solo qualche singhiozzo di riso dietro di sé, come ultimi lampi, inaspettatamente tutto ricominciava più forte di prima e si risaliva sulle montagne russe. Ah, come mi facevano bene quelle risate, mia cara signorina, era come se la morte non esistesse più, né il dolore né le preoccupazioni né le volgarità della vita. Mentre ridevo mi sentivo come si sente dio. Una cosa perfetta senza ieri e domani.”
La signorina ride con le lacrime agli occhi.
“E sa cosa faceva lui in quei momenti?”
La signorina fa di no con la testa tra le risate.
“Rideva anche lui. Di gusto. Rideva di me ed io di lui e in breve non ricordavamo neanche più perché avevamo cominciato a ridere.”
La signorina si asciuga gli occhi con un fazzoletto, stando attenta a non rovinarsi il trucco e piano piano si riprende.
“Darei qualsiasi cosa per rivederlo, mi creda. Qualsiasi cosa per assaggiare di nuovo quella medicina magica. Per questo voglio provare a cercarlo tra i fantasmi. Sono sicuro che anche lì dov’è adesso sarebbe capace di farmi ridere come allora.”
“Signore, noi stiamo parlando di voci, di leggende, di dicerie senza alcun fondamento. La casa infestata dai fantasmi, andiamo. La gente è credulona ma siamo seri, non è una cosa possibile!”
Il vecchio la guarda e sta in silenzio come perduto. La sua mente va da qualche parte, si trattiene qualche istante e poi torna.
“Possibile o non possibile io voglio tentare, le dispiace elencarmi le condizioni del contratto?”