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Un saltatore in alto andò a far visita a un lanciatore di coltelli e così gli parlò: ”Tu lanci coltelli a sfiorare visi, io lancio me stesso attraverso il cielo. Entrambi abbiamo bisogno di vincere la gravità e proiettarci lontano. Perché non ti unisci a me? Insieme faremo grandi cose”. Il lanciatore accettò e insieme salirono su una spider rossa e guidarono fino all’oceano dove, in una baracca di latta sulla grande spiaggia, viveva un lanciatore di sassi. Nella baracca il lanciatore non c’era. Lo trovarono sul bagnasciuga.
“Settantasei, settantasette e settantotto!” il lanciatore faceva fare ai sassi piatti talmente tanti salti sulla superficie dell’acqua che a chi guardava sembrava fosse solida e spesso per correre dietro al sasso si buttava in mare vestito.
“Unisciti a noi – gli dissero- con le tue capacità neanche il mare ci fermerà!”
Il lanciatore di sassi accettò, salì sul sedile posteriore della spider e partì con loro. Attraversarono il deserto e giunsero fino al casinò dove lavorava un lanciatore di dadi. Lo trovarono al tavolo che vinceva una mano dietro l’altra. Se il giocatore puntava sul dodici lui imprimeva ai dadi un movimento con la mano che costringeva il primo dado a fermarsi sul sei e il secondo a girare e girare fingendo di voler mostrare la stessa faccia del suo compagno per poi cambiare idea all’ultimo momento. Lo stettero a guardare a lungo e non c’era verso che sbagliasse un colpo.
“Vieni via insieme a noi – gli disse il saltatore – abbiamo una grande missione da compiere. La tua mano sarà per noi preziosa.”
Il lanciatore di dadi era stufo di quella vita di giocatore d’azzardo ed accettò.
In quattro sulla spider rossa si allontanarono verso la loro impresa.
Ogni volta che un fiume si parò loro davanti saltarono sull’acqua, ingannarono la sorte quando la sorte cercò di burlarsi di loro, vinsero ai dadi molte battaglie contro la paura, lanciarono pugnali ai ladri di tempo e ai ladri di libertà inchiodandoli alle porte e alle staccionate, saltarono oltre i cancelli e oltre le siepi per passare una volta in più dall’altra parte.
Si trovarono alla fine a scendere dalla loro spider rossa impolverata nel piazzale di un caffè. Ai tavolini erano sedute quattro fanciulle.
Una ragazza sirena che saltava sull’acqua più veloce delle pietre.
Una fanciulla bersaglio che aspettava impassibile con il sorriso che i coltelli le sfiorassero i capelli chiari.
Una donna di cuori che portava fortuna al gioco.
Una giovane che viveva sui rami più alti degli alberi come un uccello e si concedeva solo a chi sapeva saltare fino a lei.
“Aspettano noi? – dissero i lanciatori – Perché proprio noi?”
“Non lo sai? La vita concede amore a chi non si cura della gravità e ogni giorno vola e fa volare” rispose il saltatore.
Poi invitò tutti a sedersi e ordinò birra fresca per otto.