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Peserà almeno cento chili ‘sta carogna e meno male che ho chiamato le altre del corso a darmi una mano.
Luisa, che è alla trentaduesima settimana, lo tiene per la gamba destra. A Martina, quasi trentacinque, è toccata la sinistra. Io che non sono così avanti mi becco la parte più pesante, guido il gruppetto e sto attenta che la carogna non sbatta la testa sul pavimento.
Ci ha messo mezz’ora ad andare giù. Saranno la palestra, l’alimentazione naturale, gli aminoacidi ramificati, che diavolo ne so. E sì che non ci sono andata leggera. Ci ho messo almeno un centinaio di gocce di Tavor in quello champagne. Quando gliel’ho fatto recapitare questo pomeriggio accompagnato dal mio bigliettino, lo sapevo benissimo che lo avrebbe stappato questa sera stessa alla chiusura del negozio. Conosco bene i miei polli. Non sa resistere alle bollicine della sua marca preferita, la carogna, e questa è la sera in cui la sua ganza di turno esce con le amiche della palestra e lui non ha nessuna fretta di rientrare. Comunque per maggior sicurezza la bottiglia gliel’ho mandata bella ghiacciata.
Quando l’ho visto attraverso la vetrina dal bar di fronte aggirarsi rassettando il negozio con il flute in mano ho avuto l’ennesima prova che gli uomini sono prevedibili come farfalle d’estate intorno ad una lampadina.
Meno male che mi ero fatta fare una copia delle chiavi prima di restituirgliele, due mesi fa. Lo sapevo che prima o poi mi sarebbero servite. Quando sono entrata lui stava nel reparto intimo con un espositore di reggiseni rovesciato addosso e russava come un plantigrado. La bella carogna addormentata.
Luisa e Martina sono venute subito e ora eccoci qui ad aspettare Vanda. Ci siamo conosciute tutte al corso di preparazione al parto con le ragazze. Vanda è a termine tra due settimane e ora che non la vediamo arrivare ci sta venendo paura che sia ricoverata in ospedale in travaglio. E invece eccola che bussa alla porta. Noi tutte abbiamo adorato Vanda da subito, la tatuatrice più gravida e più simpatica che sia mai esistita.
Ora che le luci del negozio sono in modalità notturna e la carogna l’abbiamo piazzata sul tavolo del retro, abbiamo tutto il tempo di fare le cose con calma. Mentre Vanda comincia a tirar fuori la sua attrezzatura, noi scopriamo la pancia del bell’addormentato. L’immancabile tartaruga sale e scende al ritmo del russare. Di depilazione non c’è bisogno che il vanesio ci pensa già da solo con ammirevole regolarità.
Mentre Vanda inizia il lavoro mi guardo intorno.
Quanto tempo ci ho passato qui dentro. Quattro anni della mia vita ad occuparmi di tutto, a fermarmi oltre l’orario ogni sera neanche il negozio fosse mio. Me l’avevano detto che al momento debito questo non avrebbe avuto alcun valore, che lui ha sempre fatto così, ma io non ci volevo credere. Ero sempre stata inappuntabile, corretta. Non era possibile con me. E invece, appena ha saputo della gravidanza ha cominciato. Una persecuzione. Battutine, mansioni pesanti, rimproveri immotivati, derisione davanti ai clienti, dispetti di ogni tipo, permessi per le visite negati. Alla fine l’ha vinta lui e mi sono licenziata. Solo dopo ho saputo che ero l’ottava. Tutte ragazze che erano state costrette ad andarsene non appena era venuta fuori la storia della gravidanza. Aveva il vizietto la carogna.
Mentre Vanda si dà da fare vado a recuperare il biglietto che accompagnava lo champagne. “Senza rancore” ci avevo scritto. A lettere belle grandi naturalmente, in maniera che lo leggesse anche un analfabeta come lui. Me lo metto in tasca sorridendo. Senza rancore una cippa.
Normalmente per fare un lavoro come quello che sta facendo Vanda ci vanno almeno tre sedute e poi i ritocchi. Qui non dobbiamo preoccuparci della sopportazione del cliente e si può procedere molto più spediti. Diciamo che abbiamo una buona anestesia.
A un certo punto a Martina viene pure una bella contrazione e tutte ci spaventiamo molto.
“Respira” dice Luisa.
“Ma non devo mica partorire” replica Martina “piuttosto prendimi un buscopan in borsa per piacere”.
“Potresti buttarlo giù con un goccio di champagne” scherzo io.
Per fortuna è solo un falso allarme ma per l’emozione la pancia un po’ dura è venuta a tutte, persino a me che sono solo alla ventesima settimana.
Che bella serata passiamo. Scherziamo, ridiamo e il tempo vola.
Dopo quasi cinque ore e mezza di lavoro ininterrotto Vanda finalmente si ritiene soddisfatta.
Tutte ci avviciniamo alla carogna schienata e rimiriamo il capolavoro. E’ proprio brava, ragazze, non c’è che dire.
Ora possiamo raccogliere tutte le nostre cose e fare su la borsa a Vanda che con quel pancione se ne sta un po’ seduta a riprendere fiato. E’ l’una e mezza quando usciamo in silenzio dal negozio. Ufficialmente abbiamo passato la serata insieme a casa di Luisa che vive sola. Un alibi di ferro che giureremo e spergiureremo anche ci dovesse interrogare l’ispettore Maigret in persona. E poi, andiamo, cosa possono mai fare quattro signore in questo stato. Suvvia. Siamo seri.
La carogna l’abbiamo lasciata a pancia all’aria sul tavolo. Domattina avrà un lieve mal di testa e la pelle che brucia un po’ ma sopravvivrà e ogni volta che si guarderà allo specchio si ricorderà di non fare mai più il cattivo con le povere piccole indifese fanciulle che aspettano un bambino.
Chissà cosa racconterà d’ora in poi alle sue ganze quando sollevando la maglietta al posto della tartaruga vedranno un bel feto rannicchiato a testa in giù di dimensioni naturali che sembra uscito da un manuale di ostetricia.
Adesso licenziati da solo, carogna gravida.
E vai alla spiaggia con la cintura del dottor Gibaud.