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Atlantico, Bordeaux, Canal du Midi, futuro, Ivano Ferrari, Ivano Ferrari Genova, Ivano Ferrari poesie, Mediterraneo, odore del futuro, poesia, poesie, tempo passato
Si prende per mano l’uomo, da una foto
rinvenuta nella necropoli di un cassetto
cinerario, coi bordi dentellati e due piccole
meringhe di colla fossile ancora sul rovescio,
si prende ed esce, appena il tempo di radersi
le setole e nevicarle ton sur ton sul pack
del lavandino e pettinarsi una scriminatura
netta come un camminamento nel cumulo
di neve che l’inverno gli ha ammonticchiato
in capo e ora vira al giallo come c’avessero
pisciato cani di maggio raminghi nel disgelo.
E imboccano il Canal du Midi oltre Beziers
la mano dell’uomo e la sua mano
che lo segue coi mocassini passati dal fratello
docili e ritrosi sbucciati in punta a furia
di calciare i sassi alla Bonimba, un passo lui
tre passi loro a scambiarsi silenzi in occitano
sotto platani che sono come i platani quando
le cose stavano vicine al loro nome, platani
i platani e cielo il cielo e il canale dilagava
a Bordeaux come le scale a Genova
alla piazza dei tramvai nell’alba
fragrante di gasolio.
Questa è la porta della luna e lì si fa
oceano la Garonne si dice l’uomo
carezzandosi la testa nella foto e quelli
sono i fari che puntano nel piombo
cercando le coffe degli alberi maestri
delle negriere e di tutto questo tutto
immenso, meno di un mestolo o neanche
un giorno sarà tuo, non un approdo
non un mostro favoloso urlato a prora, poco
di niente o meno ancora sarà tutta
la tua parte e il più sparuto dei gabbiani
che punta l’ovest librando frange sfilacciate
di bandiera bianca anche morendo a mezza
via avrà avuto più di te di questo quadro.
Guarda dentro la foto l’uomo, come
a scusarsi, e da lì si ricambia l’intenzione
con le scarpe inquiete e la divisa
indosso della colonia estiva. A rintocchi
che crescono e decrescono passano
come sull’acqua le prime gambe
di una donna mattutina. Per ogni dove,
ancora s’alza l’odore del futuro
e strega ognuno d’insensata meraviglia.